Ricordo d’infanzia
Il cibo è diventato il centro dei miei interessi: è una scelta che ho maturato col tempo e che è maturata nel profondo. Ho cominciato quindi a trattare tematiche di salute e di stile di vita, sempre tenendo presente quanto queste tematiche siano delicate, ma di importanza primaria. In Italia, ormai da tanti anni, si dà per scontato di poter scegliere ciò che si desidera mangiare, guidati dalla golosità o per seguire una particolare dieta. In passato, specialmente nei Paesi in cui le derrate alimentari sono state soggette a razionamento per motivi di crisi economica, la situazione era differente. Sono nata in Romania, e vi ho vissuto la mia infanzia e gran parte dell’adolescenza. A quel tempo in Romania c’era la dittatura di Ceausescu. Potrà forse sembrarvi un racconto abbastanza divertente, ma invita a riflettere su come si vive in tempi di crisi e restrizione delle libertà. Ero una bambina di circa dieci anni, e abitavo a Bucarest con la mia famiglia. A scuola una delle materie di insegnamento era “mestiere”. Durante queste lezioni le ragazze erano “separate” dai ragazzi: mentre questi ultimi imparavano ad usare gli attrezzi (cacciaviti, martelli, chiavi, ecc.), le ragazze frequentavano laboratori di taglio e cucito, di maglieria, di cucina. Nel periodo invernale prossimo alle feste, l’insegnante ci diede il compito di preparare un dolce a forma di salame, fatto di cacao, noci, burro e biscotti.
Per me e la mia famiglia fu un’ardua impresa, in un periodo storico in cui i negozi erano sprovvisti di tutto (figuratevi dei generi di conforto!). La mia cara mamma, però, con impegno e sacrificio, riuscì a trovare gli ingredienti che servivano per realizzare il dolce che la mia insegnante aveva richiesto. Ricordo ancora perfettamente la mia emozione nel preparare a scuola il salame di biscotti. Seguii fedelmente la ricetta, e ultimai il lavoro pressando l’impasto ottenuto in un foglio di cellophane trasparente. Alla fine della lezione tutte noi bambine portammo a casa il dolce che avevamo realizzato con tanto amore.
L’inverno era particolarmente rigido quell’anno, per cui indossai il mio caldo cappottino, misi il salame sottobraccio (proprio come amano fare i francesi fanno con le baguette!), e infilai le mani in tasca per attenuare il freddo pungente di quella giornata invernale. Mi incamminai verso casa, ma presto capii di aver fatto qualcosa che aveva suscitato una grande curiosità nelle persone che incontravo.
Arrossii in volto, notando che molti passanti mi guardavano incuriositi. Compresi cosa stesse accadendo grazie alle domande rivoltemi da varie persone: “Dove hai preso quel salame?”. La gente aveva pensato che il mio salame di cioccolato fosse un salame di suino, prelibato e ambito come quello ungherese. Le persone avrebbero fatto qualsiasi cosa per trovare un negozio dove poterlo acquistare, anche per poter variare la dieta con un alimento differente dalla solita “ciorba”. Passai gran parte del tempo, mentre ritornavo a casa, a spiegare ripetutamente che, ahimè, non si trattava del salame che avrebbero tanto desiderato loro, ma che si trattava di un semplice salame dolce di cioccolato, realizzato da me come attività scolastica da svolgere in classe.
Proprio qualche giorno fa ho raccontato a mia figlia, Ingrid, che ha 7 anni, questa storia della mia infanzia, legata a tanti ricordi che non dimenticherò mai. Al termine del racconto la mia Ingrid ha esclamato con tono sicuro: “Mamma, avresti dovuto portarlo in una busta, non sotto il braccio!”.
E’ con spirito di condivisione, caro lettore, che ti faccio un dono di un ricordo della mia infanzia, che porterò sempre nel cuore.